sabato, febbraio 23, 2013

Caro Settis, se non è "antipolitica" Grillo, allora aboliamo la parola!

Apprezzo quasi sempre le prese di posizione di Salvatore Settis, specialmente in materie "sue" come la tutela dei beni culturali e la protezione ambientale. Ma le risposte da lui fornite nell'ottima intervista del 21 febbraio 2013 di David Allegranti sul Corriere fiorentino non mi sembrano contraddistinte da sufficiente capacità di penetrazione delle questioni poste dal giornalista.
Settis, a mio parere, non va oltre la superficie delle cose quando riduce i problemi dei partiti italiani a quasi un epifenomeno della legge elettorale e anche nel modo in cui tocca il capitolo primarie del Pd è troppo sbrigativo. Idem per altri passi.
Ma soprattutto non mi convince molto la sua risposta sul Movimento 5 Stelle, per il quale rifiuta l'espressione "antipolitica". Se hanno infatti un certo fascino su di me le idee che "la vera antipolitica sono i centri di potere non controllati dalla democrazia" e che "antipolitica sia una parola 'violenta e disonesta'" (molto spesso, integro io), non vedo però a quale altro movimento possa essere data con altrettanta fondatezza quella etichetta.
Altro discorso sono stati ad esempio i girotondi, attraverso i quali, oltre a criticare i partiti attuali (la politica), si provò - con scarsissimo successo a dire il vero - a cambiarli e a costruire una politica diversa, più partecipata ed effettivamente democratica. Grillo invece, tramite il suo "tsunami", critica e distrugge (a volte con buone motivazioni) tutto quello che incontra. Ma la sua pars costruens è di una povertà assoluta, imbarazzante.
Se non è antipolitica Grillo, cosa mai lo sarà? Allora piuttosto diciamo che si deve abolire la parola perché l'antipolitica non esiste: sarebbe un concetto impossibile, mal definito, perché ogni cosa che nasce come antipolitica sarebbe in realtà, automaticamente o per definizione, politica a tutti gli effetti, solo che una nuova forma di politica.
Non credo però che questa posizione sia accettabile. La parola antipolitica è giustificata quando c'è un disprezzo per la politica professionale e per i suoi metodi democratici. Quest'ultimo è un fenomeno che merita un nome.


Lorenzo Sandiford