sabato, marzo 09, 2013

Carlo De Benedetti: da editore a editorialista (e pure bravo)

"Penna o tastiera rubata al commento giornalistico" verrebbe da dire retrospettivamente leggendo i corsivi sul Sole 24 Ore dell'Ingegner Carlo De Benedetti, se non fosse stato l'editore, imprenditore e uomo d'affari che è stato.
E' una battuta che mi frulla da un po' di tempo nella testa, dopo aver letto alcuni interessanti e davvero ben scritti articoli di De Benedetti per il quotidiano di Confindustria, ma che per pigrizia o mancanza di tempo avevo sinora evitato di postare. E anche un ottimo spunto per un'intervista, un po' come nel caso dello scienziato Maracchi alla guida dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, visto che non mi pare così frequente vedere un editore in pensione che si mette a fare l'editorialista e a tale livello.
Interessante l'ultimo suo commento, il primo marzo, intitolato "Economia reale e moralità per ripartire". In cui fra l'altro sostiene giustamente che è cruciale che la pubblica amministrazione paghi velocemente i debiti accumulati verso le imprese (prima che queste falliscano) a costo di aumentare di qualche punto il debito pubblico.
Ma ancor di più lo era il penultimo ("La guerra valutaria che cambia l'Europa", Sole 24 Ore 29 gennaio 2013) dove toccava di passaggio un argomento su cui ero intervenuto (forse esagerando un po') con un post nel mio profilo Facebook. Mi riferisco alla definizione del lavoro come priorità di governo per l'Italia, che ho criticato come formula sbagliata in quanto fuorviante e illusoria. Ebbene, Carlo De Benedetti, nell'incipit di quell'editoriale, è quasi come se indirettamente mi sconfessasse e desse ragione al tempo stesso. All'inizio afferma infatti: "Ma come, si dirà, non era il lavoro, la creazione di nuova occupazione, la priorità mondiale del nuovo anno? Sì, lo è". Però poi aggiunge: "Ma la guerra per il lavoro si combatterà anche, e forse soprattutto, con la guerra delle valute. Perché è dalle valute che oggi passa la leva più potente per la competizione tra i sistemi produttivi e, quindi, la capacità per ciascuno di essi di creare posti di lavoro". Confermando ciò che avevo sostenuto io: in fin dei conti non ci sono grandi scorciatoie per creare posti di lavoro, la chiave è sempre la competitività del sistema produttivo.
Ad ogni modo, ribadisco la sorpresa nell'aver scoperto questo talento di De Benedetti, che con la sua scrittura agile ed efficace avrebbe meritato un posto al fianco degli editorialisti di Repubblica o dell'Espresso. Intervistatelo, voi che potete, e segnalatemi l'articolo, ché sono curioso di vedere cosa dice in proposito.

Lorenzo Sandiford

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