domenica, gennaio 01, 2012

Le lobby più potenti? Quelle che non vengono chiamate lobby

Quali sono le lobby più potenti d'Italia? Mi dispiace deludere qualcuno, ma sono proprio quelle che non vengono mai citate nei servizi giornalistici sulle lobby.
Quelle nascoste sotto il cappello di intelligenti e furbi spin doctor intrufolati nelle maggiori testate giornalistiche del Paese e che vengono poi inghiottite da paurosi buchi neri informativi al servizio di grandi capitali e settori imprenditoriali. In pratica le lobby così potenti da essere in grado di orchestrare sui media più importanti vere e proprie campagne d'informazione contro gli avversari economici scomodi o chi soltanto si oppone alla loro espansione negli spazi che non hanno ancora occupato dell'economia nazionale. Con buona pace del modello italiano di democrazia corporativa, che aveva garantito finora la libera espressione di molti cittadini e una qualità di vita invidiabile e invidiata da tutto il mondo da molti punti di vista, anche se poteva e doveva essere riformata, modificata negli aspetti che non funzionavano: con maggiore concorrenza e lotta all'evasione fiscale dei lavoratori autonomi.

Una conferma di ciò si è avuta qualche giorno fa sul Tg 2 (per altro ottimo telegiornale di solito), che ha trasmesso un pacchetto di servizi per certi versi interessante sul fenomeno lobby in Italia e all'estero. Cosa era che non andava in quel pacchetto di servizi? C'erano "semplicemente" due lacune che hanno inficiato la plausibilità di tutta la serie di servizi:
a) non veniva ricordato che nella Regione Toscana una legge che regolamenta il rapporto fra lobby e consiglieri regionali c'è già;
b) ma soprattutto ci si era dimenticati di segnalare fra le lobby italiane, contro ogni evidenza, la maggior parte delle categorie di rappresentanza del variegato mondo delle imprese: da Confindustria a scendere. Con la conseguenza che, in pratica, le uniche lobby esistenti in Italia sarebbero state le cosiddette corporazioni, non le corporation ma le associazioni dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti.

Insomma la tesi sarebbe la seguente: l'economia italiana è rovinata da certe lobby economiche che non vogliono accettare il libero mercato e queste coincidono o quasi con tutte le attività autonome non esercitate nell'ambito delle grandi organizzazioni d'impresa (di un tipo o dell'altro). Esempi sempreverdi? I tassisti, naturalmente, i farmacisti, i giornalisti (solo se pubblicisti, in particolare freelance) e gli avvocati.
Inutile provare a replicare pacatamente così:
- Sui tassisti avete in gran parte ragione, ma se non si vuole fare macelleria sociale bisogna aumentare le licenze gradualmente (da qui a tot anni), visto quanto hanno speso fino ad oggi per ottenerle gli attuali tassisti e dato che piuttosto che mettere in difficoltà interi settori economici e famiglie conviene introdurre a poco a poco una maggiore concorrenza.
- Ormai molti parafarmaci sono già venduti nei supermercati e non esistono solo le ragioni della concorrenza ma anche quelle della salute, per cui è bene che a dare ai clienti-pazienti le medicine siano farmacisti veri e propri in grado di dispensare saggi consigli, dopo di che siamo proprio curiosi di vedere di quanto si abbasserebbero i prezzi nei supermercati se a dare le medicine fossero dei farmacisti.
- Eliminare dirigisticamente dal mercato del lavoro giornalistico una bella fetta di persone che ne fanno in un modo o nell'altro già parte e restringere quindi artificialmente (e quasi all'improvviso) la platea delle persone con uguali possibilità di accesso alle occupazioni giornalistiche - oltre ad essere terribilmente ingiusto in termini di cancellazione di diritti acquisiti e livelli di qualifiche raggiunti (in funzione dei quali erano stati fatti interi progetti di vita) -, mi sembra operazione assai difficilmente classificabile come liberalizzazione, visto che in realtà si tratta di scelta che va nella direzione opposta; almeno chiamiamo le cose con il loro nome; lo lascio scegliere ai governanti, limitandomi ai seguenti suggerimenti: x) la conquista di una cassa previdenziale privata che funzionava da parte dell'Inps che funziona peggio oppure y) prima tappa di una raffinata strategia a metà strada tra il divide et impera e la finta (mezzo passo prima in una direzione per poi farne uno intero successivo in quella opposta) che ha già ben funzionato con gli avvocati.
- Già con la mediaconciliazione obbligatoria su una così vasta classe di ambiti civilistici è stata in sostanza semi privatizzata la giustizia civile (adesso gestita sotto l'egida dei conflitti d'interessi dai "tribunalini" delle organizzazioni di categoria, spesso anche privi di competenze all'altezza del compito) dimezzando il lavoro a disposizione di una vasta platea di avvocati civilisti (la più alta in Europa) che era stata fatta aumentare negli anni scorsi, proprio su impulso delle lobby presunte non-lobby delle imprese con la scusa che mancava la concorrenza, e che adesso viene privata del lavoro con la scusa che la troppa concorrenza favorisce l'aumento delle liti (allora la sacra concorrenza ha fallito?); ma tutto ciò non basta, ora si vorrebbe il libero accesso dei soci di solo capitale (imprese) negli studi legali e, perché no, magari in futuro anche la loro quotazione in borsa come accade in alcune parti del mondo, con ulteriore moltiplicazione dei conflitti d'interessi, a scapito di una giustizia civile in grado di offrire garanzie ai cittadini comuni; di nuovo, per favore, almeno non parlate di liberalizzazioni: qui la concorrenza era già quasi massima (bastava un ritocco alle norme sulla pubblicità degli studi legali) ed è stata ridotta con la scusa della pur vera necessità di abbassare il tasso di litigiosità e la lentezza dei processi civili (per i quali potevano essere sufficienti nuove norme sulle liti temerarie e una riorganizzazione manageriale della macchina della giustizia accompagnata da un serio sfoltimento delle leggi), qui è l'impresa italiana che invece di fare il suo mestiere nei settori in cui viene sorpassata dalle economie emergenti cerca di accaparrarsi altri ghiotti mercati, con quali esiti per la qualità della giustizia è facile immaginare.

Queste mie posizioni saranno anche discutibili. E sarà discutibile la mia tesi che sarebbe (stato) meglio modificare gradualmente il nostro modello di democrazia ad alto tasso corporativo, aumentandone la concorrenzialità dove già non c'era gradualmente e lasciando che fosse il mercato a fare la selezione dei lavoratori autonomi non in grado di trovare le giuste nicchie. Ma non vedo come si possa accettare di chiamare semplicisticamente "liberalizzazioni" politiche che sembrano piuttosto precise strategie di espansione in nuovi mercati da parte del mondo delle imprese italiane e del modello capitalistico.

Attenzione, gente, le lobby più potenti sono proprio quelle che mancano all'appello, quelle che non vengono quasi mai elencate nei servizi giornalistici sulle lobby.

Lorenzo Sandiford

2 commenti:

carlotta ha detto...

Es. Coldiretti...formula perfetta : Porta molti voti, mangia tanti soldi pubblici e alimenta il complottismo sfegatato seguendo la moda del momento tanto cara a noi persone comuni!

Lorenzo Sandiford ha detto...

Non so a cosa tu ti riferisca esattamente, Carlotta, ma a occhio e croce mi sembra che Coldiretti sia un'associazione di categoria come tante altre. Non capisco di quali privilegi in più goda rispetto ad altre lobby.
Il punto del mio articolo non è stigmatizzare l'esistenza delle lobby, ma il fatto che non vengano considerate tali alcune delle più grandi e forti, talmente grandi e forti che spesso negli organi di informazione vengono dimenticate quando si fanno elenchi dei vari tipi di lobby esistenti in relazione a determinate questioni politiche. Questo succede spesso con le categorie d'impresa (ad esempio Confindustria) quando si parla di temi come le professioni e la giustizia civile: gli avvocati sono una lobby che crea ostacoli, mentre Confindustria non viene mai citata come portatrice di interessi di parte in proposito(interessi, peraltro, legittimi, purché riconosciuti come tali). Ma potrei citare anche altre associazioni di categoria, ho solo scelto la più importante e potente.