venerdì, gennaio 16, 2015

L'errore comunicativo del Papa

Applicando il principio di carità ermeneutica, si può ipotizzare - e io lo sostengo - che papa Francesco, di solito grande comunicatore, sia incorso stavolta in un errore di comunicazione per eccesso di confidenza.
Voleva esemplificare il concetto che non si devono offendere le religioni, che la libertà di espressione non deve consentire ciò - tesi rispettabile ma discutibile, soprattutto quando riferita alla satira - e ha pensato a un esempio facile da capire per tutti e in grado di lanciare qualche segnale di dialogo alle religioni più intolleranti.
Però ha voluto aggiungerci un ingrediente di umanizzazione di se stesso per renderlo ancora più efficace. E qui è avvenuto il corto circuito con il messaggio di Cristo, che professa il «porgi l'altra guancia» e bandisce ogni atto violento.
In sostanza, secondo me, il papa voleva dire: occhio alla libertà di offesa (delle religioni o quant'altro) perché quando si offende qualcuno la reazione dell'offeso c'è da aspettarsela, è naturale (per quanto magari non giusta e raccomandabile), può venire istintiva a chiunque, anche a brave persone come il papa.
Questa penso fosse la sua intenzione. Non voleva dire che è giusto reagire con un pugno (o in qualunque altro modo sopra le righe o scorretto), ma che è istintivo farlo (e quindi un peccato minore), per reazione a chi ti offende.
Tuttavia il cortocircuito c'è stato, perché mettendo nell'esempio se stesso, il simbolo incarnato del messaggio cattolico, ha finito per far credere che la reazione col pugno fosse da intendere come giusta, raccomandabile, insomma un dover essere. Ma questo è in contrasto con tante parti del Vangelo.
Chiarito ciò, il truista è e resta un ammiratore, per quanto da posizione ormai esterna e sostanzialmente agnostica, di papa Francesco, un grande innovatore della chiesa cattolica.

Lorenzo Sandiford


Papa Francesco: «se dici una parolaccia su mia madre, ti devi aspettare un pugno»

1 commento:

Lorenzo Sandiford ha detto...

Dico "ormai esterna" perché ho una formazione di cattolico osservante. Ho fatto persino il chierichetto da ragazzo a Fiesole con don Emilio Servolini.